Le aziende italiane che in questi anni hanno deciso di trasferire la produzione dall’Italia all’estero sono veramente molte. Questo trend è dettato prevalentemente da un fattore fiscale: le aziende cercano situazioni più vantaggiose dove fare impresa.
Nonostante quel che si dica, in realtà negli ultimi anni parrebbe che solo il 10% delle aziende italiane abbia delocalizzato la propria produzione all’estero. Quindi, questo evidenzia quanto conti anche la lingua e le differenze culturali da paese a paese.
Le aziende sono disposte a restare in Italia a causa dei punti appena citati? Molto spesso sì.
Infatti, l’Istat ci dice che: nel periodo 2015-2017 soltanto il 3,3% delle medie e grandi imprese ha trasferito all’estero attività o funzioni svolte in Italia, contro il 13,4% del periodo 2001 – 2006.
Tra le imprese che hanno delocalizzato, il 69,3% ha trasferito all’estero attività o funzioni di supporto dell’attività principale, il 43,4% l’attività principale.
Ma, invece, per tutte quelle aziende che hanno deciso di delocalizzare e avventurarsi verso paesi esteri per fare impresa, quali sono quelli più favorevoli e perché? Vediamolo.
I Balcani
Si tratta di una meta molto interessante per tutti quelli che intendono favorire di un costo del lavoro più basso. I paesi balcani, in particolare Slovenia e Croazia, garantiscono una maggiore stabilità anche dal punto di vista istituzionale. I vantaggi qui sono anche di natura fiscale e burocratica.
Inoltre, è molto facile notare la semplificazione delle procedure utili per svolgere il proprio lavoro d’impresa traendone il massimo profitto possibile.
La Slovenia, rispetto agli anni ’90, ha perso molto del suo appeal ma resta ancora tra le mete migliori in cui delocalizzare la propria impresa.
Albania
In Albania la manodopera raggiunge costi davvero competitivi e molto appetibili per gli imprenditori. La flessibilità di assunzione e licenziamento in Albania è molto alta , così come il desiderio del paese di entrare nell’UE, e la vicinanza geografica all’Italia rende il tutto ancora più comodo.
Cina
Sicuramente un tempo questa era una meta molto più favorevole di quel che può essere oggi a causa delle mutazioni nel cambio euro-dollaro. Questo ha reso il costo dei terreni e dei salari sempre più crescente.
Nonostante ciò, l’Asia e in particolar modo la Cina restano ancora delle mete prese in considerazione per la delocalizzazione delle imprese italiane.
Guardando ai paesi extra-europei, possiamo dire che le imprese industriali hanno preferito la Cina per la produzione merci. Mentre, l’India è stata favorita come sede per le funzioni aziendali di supporto.
Europa continentale
Non parliamo certamente della scelta più scontata ma sicuramente spesso viene presa in considerazione soprattutto per la burocrazia più snella che vige in paesi come Francia, Spagna, Austria, Svizzera e Germania.
Chi pensava che la meta preferita delle aziende italiane per la delocalizzazione fosse l’Europa dell’Est, resterà molto sorpreso nello scoprire che non è così. Infatti, a eccezione della Romania, i primi risultati oggi vengono presidiati proprio dai paesi europei sopra citati che da sempre conservano un forte rapporto commerciale con l’Italia e sono tra le economie più avanzate del mondo.
Le tipologie di impresa che si spostano all’estero
Si tratta soprattutto delle grandi imprese. La dimensione aziendale è sicuramente un fattore determinante per scegliere o meno se delocalizzare l’attività.
Sicuramente, le imprese industriali sono state quelle maggiormente attratte dall’internazionalizzazione. In particolare, le industrie della tecnologia trasferiscono all’estero con percentuali pari a più del doppio della media generale.
Tra le imprese delocalizzate all’estero…
- Il 69% ha trasferito funzioni di supporto dell’attività principale
- Il 43% ha trasferito l’attività principale
- Il 37% ha trasferito i servizi amministrativi, contabili e gestionali
- Il 21% i servizi di marketing
- Il 10% i servizi informatici e di telecomunicazione
Gli ostacoli della delocalizzazione
- Trasferire personale all’estero
- Complicanze legali e/o amministrative
- Necessità di operare a stretto contatto con i clienti
Ovviamente, con la delocalizzazione, va detto che aumenta il rischio di creare eccessiva disomogeneità in un’Europa che dovrebbe favorire equa distribuzione delle risorse.
Le regioni italiane maggiormente interessate agli investimenti all’estero restano quelle ubicate al Nord Italia. Parliamo quasi del 78% del totale delle partecipazioni. Si tratta di zone che sono considerate aree con livelli di industrializzazione tra i più elevati d’Europa. Infatti, può capitare spesso che le operazioni di delocalizzazione possano rafforzare e rendere più competitive aziende già solide e forti.
Non è detto, insomma, che l’internazionalizzazione debba essere per forza mera speculazione.
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