Lavorare per un’azienda estera continuando a vivere in Italia è, al giorno d’oggi, un’alternativa d’impiego molto diffusa.
Probabilmente tutto ciò è stato reso ancora più normale e alla portata di tutti grazie alla larga diffusione del lavoro da remoto in questo periodo di pandemia.
Grazie alla digitalizzazione del comprato delle risorse umane è possibile procacciare talenti in tutto il mondo senza doversi porre alcun limite geografico.
Come lavorare per aziende estere dall’Italia?
Si tratta di una domanda che sono in moltissimi a porsi. Essere in possesso dei requisiti giusti è sicuramente indispensabile in un mondo del lavoro che richiede sempre maggiore verticalizzazione e specializzazione.
Sicuramente tra le competenze maggiormente richieste troviamo:
La conoscenza dell’inglese
Ancor meglio se si parla una terza lingua, quella parlata nel paese in cui si trova l’azienda per cui intendi lavorare. Ad ogni modo, essere in grado di scrivere e parlare un inglese fluente resta uno dei requisiti più importanti per instaurare rapporti professionali internazionali.
Competenze digitali
Ovviamente, trattandosi di lavori da remoto, diventa ancor più necessario del solito essere capaci di destreggiarsi al meglio con il mondo digitale e l’utilizzo del proprio computer. La comunicazione e la collaborazione si complicherebbero se queste competenze non fossero nel bagaglio professionale del candidato.
Massima autonomia e autodisciplina
Che si tratti di un’attività lavorativa da remoto nazionale o internazionale, questi due requisiti sono necessari quando si lavora da casa. Portare a termine gli obiettivi e mantenere alta la concentrazione è un lavoro tutto nelle tue mani.
Quali sono i paesi migliori dove lavorare da remoto?
Per quel che concerne l’ Unione Europea, tra le mete più ambite c’è la Spagna. Probabilmente, uno dei fattori che la rende così appetibile agli occhi del pubblico è la lingua.
C’è poi il Regno Unito, grazie alle sue tante possibilità di crescita. Ma anche paesi extra europei come la Cina o gli Stati Uniti vengono ampiamente presi in considerazione e restano tra i migliori per i remote worker.
La tassazione per il committente estero
Oggi, è molto usuale effettuare prestazioni di lavoro in maniera delocalizzata. Nonostante ciò, è necessario valutare bene i criteri di collegamento previsti per la tassazione dei redditi da lavoro secondo quella che è la normativa fiscale nazionale e convenzionale.
A prescindere che si tratti di un lavoro autonomo o di un lavoro dipendente, le convenzioni contro le doppie imposizioni conformi al modello OCSE stabiliscono che: fermo restando la tassazione della persona nel proprio Stato di residenza, viene assegnato il potere di tassazione anche allo Stato dove viene svolta l’attività. Questo alla condizione che la presenza della persona in tale Stato risulti sufficientemente stabile.
La stabilità di cui si parla è sicuramente presunta per:
- Lavoratori dipendenti privati che siano fisicamente presenti in loco per almeno 183 giorni;
- Lavoratori autonomi in virtù della presenza di una stabile organizzazione o base fissa. Viene considerata stabile organizzazione anche la casa del lavoratore autonomo adibita anche solo in parte ad ufficio.
I residenti italiani devono essere tassati in Italia anche per prestazioni di lavoro svolte fuori i confini italiani. Per questa categoria non esiste doppia tassazione e non è necessario che versino tasse nello Stato del proprio committente.
I non residenti italiani, invece, devono essere tassati in Italia solo se la propria prestazione di lavoro è resa in Italia. La prestazione del non residente può anche essere tassata in entrambi gli Stati (Italia e paese di residenza fiscale) nel momento in cui in Italia esiste una base fissa di lavoro (che può essere anche un’abitazione, come già detto).
Per tutti i lavoratori dipendenti, invece, la doppia tassazione è prevista solo se la presenza della persona in Italia supera i 183 giorni. In tutti gli altri casi solo lo Stato estero ha il potere di assoggettare a tassazione il reddito.
Lavorare dall’Italia per aziende estere
Se decidi di operare dall’Italia a favore di un’azienda estera devi sapere che la tua prestazione lavorativa è soggetta a tassazione in Italia nel momento in cui sei fiscalmente residente in Italia.
Lavorare dall’Italia per azienda estera con contratto di lavoro dipendente
la prestazione lavorativa è tassabile sia nello Stato della fonte del reddito che nello Stato di residenza fiscale del lavoratore. La doppia imposizione può essere eliminata nel momento in cui si applica un credito per imposte estere.
Altrimenti, il datore di lavoro non residente può evitare di tassare il compenso nello Stato estero di erogazione in virtù del non svolgimento dell’attività lavorativa in quello Stato e in virtù della certificazione di residenza fiscale del lavoratore in Italia.
Eventualmente, per fornire al lavoratore un contratto di lavoro dipendente italiano, il datore di lavoro estero può anche identificarsi in Italia con la costituzione di una società controllata o attraverso stabile organizzazione.
Lavorare dall’Italia per azienda estera con Partita IVA
La prestazione di lavoro è imponibile in Italia qualora qui si trovi la tua residenza fiscale. In caso, invece, fossi dotato di una base fissa all’estero, le prestazioni lavorative devono essere tassate anche nello Stato in cui le hai svolte.
Contratto di lavoro estero per lavoratore che torna a vivere in Italia
Può capitare che un lavoratore dipendente, soprattutto in questo delicato momento storico, decida di tornare a vivere in Italia volendo continuare a mantenere il proprio rapporto di lavoro dipendente con l’azienda estera. In questo caso, citando la Circolare 33/E/2020 dell’Agenzia delle Entrate: In presenza di tutti i requisiti previsti dalla norma agevolativa in commento, possono accedere all’agevolazione i soggetti che vengono a svolgere in Italia attività di lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro con sede all’estero, o i cui committenti siano stranieri non residenti.
La circolare, nello specifico. parla dell’Agevolazione Impatriati. Questa è applicabile al lavoratore che decide di tornare in Italia e continuare a lavorare per conto della sede italiana del datore di lavoro estero. Esistono anche delle circostanze che permettono agli impatriati italiani di usufruire dell’agevolazione anche in assenza di una sede italiana dell’azienda estera.
Bisogna però prestare molta attenzione a quest’agevolazione perché potrebbero presentarsi circostanze in cui il lavoratore rappresenti agli occhi della legge italiana una stabile organizzazione in Italia dell’azienda estera. Questo costringerebbe quest’ultima a determinare la propria imponibilità fiscale anche in Italia, oltre a doverne pagare salate sanzioni.
Aziende estere che assumono lavoratori italiani da remoto
La società estera non residente in Italia ha tutto il diritto di assumere un lavoratore italiano da remoto anche senza che questo operi attraverso un ufficio di rappresentanza. In questo caso la società può nominare un soggetto residente in Italia al fine di adempiere agli obblighi previdenziali e assicurativi che derivano dallo svolgimento dell’attività lavorativa del personale da assumere.
I punti da prendere in considerazione prima di instaurare un rapporto lavorativo con un committente estero sono veramente molti, soprattutto adesso che vige anche l’Agevolazione Impatriati. Dunque, è bene sempre farsi affiancare da un professionista che possa consigliare quale sia la scelta migliore per poter operare tranquillamente in Italia per un’azienda estera senza che nessuna delle parti coinvolte possa rischiare errori fiscali che si tramutino in sanzioni salate.
Leggi anche il nostro articolo sui lavoratori impatriati.
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Salve Michelangelo,
sto avendo delle offerte di lavoro da aziende maltesi e non sono disposto ad una re-location. Mi chiedono di dargli indicazioni sul tipo di tassazione in cui incorrerebbero per formulare un’offerta congrua.
Ho letto il suo blog e sembrerebbe che avrei anche bisogno di pagarmi un bravo commercialista. Come funziona? cosa posso dire ai miei interlocutori?
Grazie 1000,
Giulio Di Gio Battista
Salve,
Io devo iniziare un lavoro occasionale di rappresentante per un azienda estera che vorrebbe vendere in Italia, ma ha sede negli Usa. La mia domanda è nel momento in cui troverò un cliente disposto a comprare il prodotto e mi richiede il rilascio di una ricevuta come mi comporto?
Dovrai emettere ricevuta al tuo datore di lavoro estero, mentre il tuo cliente paga l’azienda estera, giusto?
Buongiorno,
Sono cittadina italiana residente in USA da molti anni con regolare green card. Lavoro come libera professionista per un’azienda Americana come consulente da remoto.
Vorrei rientrare in italia e mantenere il mio lavoro, se rinuncio al mio stato di residente negli USA e apro partita iva in Italia e muovo la mia residenza fiscale in Italia, dovrò pagare le tasse sia in Italia che in USA? Come devo fatturare l’azienda americana?
Grazie mille
Indipendentemente dal fatto che tu mantenga la green card, dovrai pagare le imposte in Italia sui redditi esteri se sei residenti in Italia. Potrebbero esserci alcune esclusioni per particolari attività da parte del trattato contro le doppie imposizioni
Buongiorno,
dovrei iniziare a lavorare da remoto (residenza in Italia) per conto di azienda estera (Polonia) che non ha una sede fisica in Italia. Che tipo di contratto ho bisogno? Per quanto riguarda tassazione e contributi?
Grazie mille!
Devi farti fare un contratto locale (italiano) e pagare l’INPS e tasse in Italia
Salve, sono un lavoratore dipendente di compagnia UK che non ha sede in Italia e non sarebbe interessata ad aprirne una. Al momento vivo in UK e sono iscritto all’Aire ma vorrei trasferirmi in Italia. In che modo si applica la tassazione? Dovrei aprire partita Iva e pagare le tasse sugli introiti ricevuti in UK?
In teoria la tua società dovrebbe usare un PEO or EOR per assumerti, alternativamente creare un ufficio di rappresentanza in Italia
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